I always loved this solitary hill,
This hedge as well, which takes so large a share
Of the far-flung horizon from my view;
But seated here, in contemplation lost,
My thought discovers vaster space beyond,
Supernal silence and unfathomed peace;
Almost I am afraid; then, since I hear
The murmur of the wind among the leaves,
I match that infinite calm unto this sound
And with my mind embrace eternity,
The vivid, speaking present and dead past;
In such immensity my spirit drowns,
And sweet to me is shipwreck in this sea
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cosi tra questa
Immensita s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi , L’infinito, 1819